domenica 16 gennaio 2011

Psicologia di massa del berlusconismo 1. [non c'è rivoluzione perché la pubblicità dura troppo poco]

Adam è Aleph, e Aleph è l'Inizio.

Adam desiderava un nuovo inizio, avrebbe voluto farne parte, essere l'inizio.
Capita, d’estate, che le giornate si susseguano aride e indifferenziate, seccando tutto. Si aspetta allora che arrivi la tempesta, violenta e maestosa, a spazzare tutto ciò che è stato, allontanando la canicola, portando distruzione e nuova vita. C'è chi si mette al riparo, corre a infilarsi in qualche buco, androne, in un bar. Chi apre l'ombrello e si affretta verso casa, chi si accorge di non averne uno e lo ruba.
Io, in un momento simile, attendevo la tempesta.
Io ero la tempesta.

Questo pensava Adam. Solo che la tempesta non era arrivata. Non era successo niente, nessuna tempesta. Si sentiva annichilito, vuoto, e così vedeva il mondo: altrettanto vuoto, altrettanto annichilito.
Il vuoto era la risposta.
La sensazione era la stessa, per associazione mentale gli era venuto in mente questo, di quando va in onda la pubblicità in televisione.

Adam vive in un epoca in cui tutto è ridotto a spettacolo. La televisione, diventata strumento di potere. Il suo scopo è l'in-trattenimento: ridurre all'impotenza gli spettatori, lasciarli inermi sulle loro poltrone, i loro divani, impossibilitati ad arrivare al telecomando per cambiare canale. Dei recipienti svuotati e spalancati, pronti loro malgrado a introiettare, assorbire indistintamente, integralmente e senza filtro pubblicità, spot elettorali, guerre, fiction, politica, qualsiasi cosa.
Cronaca nera presentata con il linguaggio dei thriller, una querelle fra politici un tempo alleati raccontata come una soap opera. È ovvio che non ci sia mai alcuna reazione, ci si deve trattenere, restare immobili, per sapere come va avanti (nella prossima puntata).

Per questo non c'è stata la tempesta, la pubblicità dura sempre troppo poco.

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