giovedì 3 marzo 2011

Psicologia di massa del berlusconismo 3. [ferita d'asfalto]

Tangenziale est di Milano. Barriera di Agrate.

Adam è bloccato nella colonna dei pendolari. Il traffico è un lungo serpentone immobile dall'uscita dell'A4 dove, in curva, un TIR si è ribaltato. Sorpassandolo, lentamente, lo osserva da sotto, vede l'albero, il motore, gli assi delle ruote. Da questa prospettiva, con il carico parzialmente sparso sull'asfalto, il tutto assume un'aura ballardianamente oscena.
Nella solitudine da stilita del traffico, Adam pensa ai recenti fatti di cronaca, gossip, che si vorrebbe far passare per politica. I supposti scandali sessuali che riguardano il premier e la sua cerchia di amici, sostenitori, collaboratori.

Appena prima dell'uscita 12, Cologno M. nord, sulla destra, c'è un giardinetto incantevole, quasi bucolico, con qualcosa che sembra essere una piccola ruota di mulino. Qui, ha il valore di un miracolo. Poi, solo asfalto che taglia, ferisce periferie spietate. 

Ripensa a “Psicologia di massa del fascismo” dove Wilhelm Reich descrive lucidamente le dinamiche psicologiche che han portato all'ascesa dei fascismi. In particolare, Reich sosteneva che i fascismi fan leva sull'inconscio delle persone. È importante notare che, per Reich, l'inconscio non è la parte più vera, più profonda dell'Uomo: sotto l'inconscio c'è il vero nucleo energetico umano, istintivamente buono. Quando i tentativi di espansione di questo cozzano contro la realtà, si forma una corazza da cui generano l'inconscio e i suoi istinti, letteralmente deviati.

La Torre del potere, che domina la prospettiva. Sotto natale, addirittura, la agghindano di luci come fosse un albero. Un albero dai frutti velenosi, dai doni elettrici.

Riflettendo, Adam giunge alla conclusione che è estremamente facile far leva su un inconscio che si è contribuito a creare, con l'aiuto dei potenti mezzi di comunicazione di massa, a propria immagine e somiglianza. I decenni di quasi monopolio televisivo sono stati una pastura per far abboccare alle elezioni, alla scesa in campo. È questa l'amara realtà. L'inconscio italiano è stato plasmato a sua immagine e somiglianza. Questo spiega il fanatismo, la devozione.


Uscita 10, via Palmanova. All'inizio della via, sulla destra, c'è un enorme cartellone pubblicitario che si rivolge al presidente del consiglio, chiamandolo per nome, dicendogli a caratteri cubitali: “RESISTI, SALVA LA DEMOCRAZIA”.

Anche nei momenti che razionalmente dovrebbero essere più imbarazzanti ne esce radioso, brillante. Si fa beffe dei detrattori usando i loro slogan a proprio vantaggio. Anche chi dice di non credere alla realtà dei festini sa che sono veri. Anche chi li contesta e si scandalizza, in fondo, in una parte di sé che è marcita davanti alla televisione, avrebbe voluto esserci. Jung, facendo un'analisi dei dittatori del XX secolo, affermava che Mussolini incarnava l'archetipo del più forte del villaggio, Hitler dello sciamano. Lui incarna l'archetipo del playboy, del maschio alfa. È inutile sperare di ottenere risultati sbandierando questi scandali. Tutto ciò che si ottiene è pubblicità gratuita, come se si urlasse: “è vero, lui ce l'ha più grosso”.

In fondo a via Palmanova, dopo la ferrovia, da un cartellone pubblicitario enorme, l'immagine doppia di una ragazza di spalle sorride ammiccante e si solleva la gonna, mostrando il sedere nudo.

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